...nihil humani a me alienum puto

La lettura come incontro: da soggetto a soggetto

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Il Centro Culturale "Il Sentiero" è stato tra gli organizzatori di "La lettura come incontro: da soggetto a soggetto", conversazione con Tat'jana Kasatkina, dell'Istituto di letteratura mondiale dell'Accademia delle scienze russa e Francesco Paolo Alexandre Madonia, dell'Università di Palermo, lo scorso giovedì 15 marzo 2018 presso il Dipartimento Scienze Umanistiche a Palermo.

La possibilità di ospitare a Palermo la professoressa Tatiana Kasatkina è stata occasione di un lavoro, di condivisione e verifica per tanti aspetti. Il desiderio di riprendere con lei le implicazioni del suo metodo di lettura ‘da soggetto a soggetto’ era in sintonia con quel desiderio di apertura testimoniataci dalle diverse presentazioni de “La bellezza disarmata” (di Julián Carrón, Rizzoli 2015). Chi coinvolgere dentro questa possibilità? Il prof. Madonia dell’Università degli Studi di Palermo, docente di Letteratura Francese e membro della società Lacaniana di Psicoanalisi; gli studenti maturandi e Portofranco Palermo. Dopo il saluto introduttivo del prof. Madonia, Cinzia Billa ha suggerito una posizione di ‘apertura’ a che la conversazione fosse una possibilità di incontro, di aprirsi all’inedito. In un mondo che Julián Carrón, ne “La bellezza disarmata” considera caratterizzato dal ‘crollo delle evidenze’, per cui anche le stesse parole appaiono svuotate e la dimensione del significato liquida, cosa significa lettura?

La prof.ssa Kasatkina ha riformulato la domanda: perché leggiamo? In realtà anche soltanto aprendo la nostra pagina Facebook noi potremmo trascorrere una intera giornata a leggere. Leggere un romanzo significa accostarsi a un testo che è stato costruito per comunicarci una vicenda, reale o immaginaria, che avanza verso il suo destino. C’è un inizio, uno sviluppo e un epilogo. Testo significa che in ogni punto le parole seguono altre parole e non sono ‘staccate’ le une dalle altre, ma svelano un significato per il modo in cui il testo è tessuto. In questo senso, oggi noi facciamo fatica a guardare il testo come la narrazione di una storia, poiché fatichiamo a concepire la nostra vita come una storia. Il prof. Madonia ha chiesto quale paradigma è allora il più adatto a accostarsi così ad un testo e che cosa la professoressa pensasse di quello psicoanalitico. Questa domanda ha permesso un affondo estremamente interessante: il paradigma psicoanalitico, ad esempio la lettura che Freud fa dei romanzi di Dostoevskij, tende a assumere il testo come una forma di resoconto finale che l’autore fa della sua vita e quindi interroga il testo a partire da questa ipotesi riduttiva (es. il numero di parricidi nei romanzi di Dostoevskij rimanderebbe a chissà quale fatto biografico dell’autore). Inoltre la psicoanalisi parte dall’assunto che bisogna trovare l’evento del passato che ha causato un malessere attuale, cosi da risolverlo; questo tuttavia fa rivolgere lo sguardo verso il passato, seppellendoci nei sensi di colpa. Invece, guardare ciò che ci fa soffrire chiedendosi che cosa vuol dirmi la realtà, perché mi accade questo, apre una strada in avanti e verso l’alto. Inoltre la grande letteratura come quella di Shakespeare o Dostoevskij o Dante ci fa vedere le diverse prospettive dalle quali una storia può essere guardata. Il testo va trattato non come oggetto, ma come soggetto in che ci mette in cammino fino a farci riscoprire noi stessi come ‘soggetto’. Il dialogo serrato è continuato anche con le domande del pubblico: una lettrice appassionata si è ritrovata nelle parole della professoressa e tanti personaggi (Sonja di Delitto e castigo, ecc.) che ci mettono in cammino verso il nostro soggetto, come le fiabe di Andersen. O un’altra intervenuta, maestra di scuola primaria, che ha chiesto un aiuto per coinvolgere i bambini sin dall’inizio nell’esperienza della lettura.
Il prof. Madonia ha concluso dicendo “l’emozione ha preceduto la voce” e la gratitudine e il calore dello scambio di saluti e foto finali, incontri e presentazioni, firmacopie di libri hanno costretto la campanella dell’Università a suonare più volte per invitarci al congedo.
(C. Billa) 

 

 

 

 

 

 

 

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