CRISTIADA
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Messico, anni 20 del secolo scorso. Dopo una lunga stagione di rivolgimenti politici, la nazione è caduta nell’orbita dell’inesorabile egemonia imperialista degli Stati Uniti. Washington, nascondendosi dietro slogan di libertà e progresso, subordina all’ubbidienza e al rispetto dei propri interessi economici l’ascesa dei leader politici messicani. Un unico ostacolo resiste davanti al potere: la Chiesa cattolica. Lo stesso presidente Theodore Roosvelt (Nobel per la pace nel 1906) sosteneva dopotutto che “l’assorbimento dell’America Latina sarà molto complicato finché essa resterà cattolica”.
Nel 1924 alla guida del Messico c’è Plutarco Elias Calles, che appena eletto (vota il 2% della popolazione) dà luce ad un clamoroso progetto politico: sradicare la religione cattolica dal popolo. Estirparla usando come diserbante le durissime leggi penali che porteranno il suo nome, le Leggi Calles. Un attacco alla libertà religiosa che sarà condotto con la violenza più brutale: chiese incendiate, sacerdoti uccisi o deportati, impiegati pubblici costretti a rinnegare la fede, pena perdita posto di lavoro, chiusura di tremila scuole cattoliche e confisca di tutto il patrimonio del clero. Per rispondere alla persecuzione, i messicani organizzano inizialmente una resistenza pacifica: vengono raccolte due milioni di firme per abolire la riforma Calles, il quale però dichiara che quelle firme “inesistenti” in quanto non provengono da cittadini, poiché “chi si pone contro la legge dello Stato non è degno di essere considerato cittadino”.
Comincia allora l’eroica resistenza armata dei Cristeros, che diventerà presto una guerra civile tra l’esercito del governo e il popolo messicano.
È questo il contesto storico al centro del film Cristiada, for Greater Glory.
Dopo il debutto nelle sale messicane avvenuto lo scorso aprile, il film, a giugno, è stato accolto tiepidamente negli Stati Uniti. Ha incassato poco più di cinque milioni di dollari, nonostante un cast d’eccezione e l’interessante regia di Dean Wright, all’esordio dietro la macchina da cinepresa dopo essersi imposto per oltre vent’anni come maestro degli effetti speciali di diversi colossal (vedi Titanic, la trilogia del Signore degli anelli e Le cronache di Narnia).
Tra gli attori (bravissimi), spiccano un Peter O’Toole in grande spolvero e un Andy Garcia autore di un’interpretazione memorabile, nella parte del carismatico generale Gorostieta, veterano che allo scoppio della guerra civile decise di accettare l’incarico di leader militare e strategico dei Cristeros.
Un film che narra la semisconosciuta vicenda di un popolo di eroi, di santi; di uomini che non combatterono per il denaro, per la terra o per il potere, ma lottarono per la libertà di accedere ai sacramenti, di educare i propri figli e per l’integrità della loro fede; contro un governo massonico, imposto dagli Stati Uniti, che li disprezzava e li umiliava nel nome del più disumanizzante dei progetti politici.
Una battaglia, la Cristiada, taciuta inspiegabilmente dalla storiografia prevalente e assente dai libri di scuola (così come è ancora assente il film dalle sale italiane, purtroppo), presentata coraggiosamente da questa notevole pellicola messicana che porta il suo nome.
Un film da vedere, che servendosi semplicemente dei fatti e dei veri protagonisti della storia, è in grado di far riflettere su temi scottanti e attualissimi: la libertà religiosa in primis, e sul vero significato di quella laicità dello Stato sulla quale si fa ancora tanta confusione (come riaffermato con decisione pochi giorni fa dall’arcivescovo di Milano Angelo Scola). Infine, i Cristeros ci ricordano come il pacifismo non possa scadere in un’acritica resa ai prepotenti, e che questi, quando necessario, vanno combattuti come fecero questi martiri messicani al grido di Viva Cristo Re!
(Luca Costa)
https://www.youtube.com/watch?v=U4Vp_Tfi2J8