...nihil humani a me alienum puto

WALESA - L'UOMO DELLA SPERANZA

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 Walesa – L’uomo della speranza (Walesa – Man of hope)
Polonia 2013, 127′
Genere: Drammatico
Regia di: Andrzej Wajda
Cast principale: Robert Wieckiewicz, Agnieszka Grochowska, Iwona Bielska, Zbigniew Zamachowski, Maria Rosaria Omaggio
Tematiche: storia, fede, libertà, dittatura, comunismo, Polonia
Target: da 16 anni

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Vent’anni cruciali della storia polacca raccontata attraverso le vicende di un uomo che ha contribuito a cambiarla: Lech Walesa, modesto elettricista ma dotato di carisma, personalità e intelligenza che si trova a diventare leader del popolo.

 


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Recensione

Le vicende narrate dall’ultimo film di Andrzej Wajda, che ha spesso narrato uomini liberi contro il regime come nei fondamentali L’uomo di ferro e L’uomo di marmo, coprono l’arco dal 1970 – anno dei primi scioperi di Danzica, sedati nel sangue dalla polizia polacca – fino al 1989, quando nel mese di giugno ci sono le prime elezioni libere cui seguì l’elezione di Walesa alla presidenza della Polonia. Il muro di Berlino sarebbe caduto solo qualche mese dopo. In mezzo ci sono gli anni degli scontri, delle prime vittorie sindacali, della repressione del regime di Jaruzelski e l’Urss a sorvegliare da vicino, ma anche l’influenza di Giovanni Paolo II (molto bella la scena della sua visita, con le sue parole – “Rinnova la faccia della terra, di questa terra” – e il poliziotto che si inginocchia a pregare). E poi le prime incrinature nel regime, che si allargarono fino a travolgerlo. Wajda sceglie, come cornice narrativa, un’intervista che a Walesa fece realmente Oriana Fallaci, qui interpretata con grande somiglianza ed esattezza di gesti da Maria Rosaria Omaggio. Ma è anche bravo, nonché somigliante, Robert Wieckiewicz/Walesa). Tra i due inizialmente ci fu la diffidenza naturale tra due caratteri forti e molto diversi tra loro. Ma fu una dialettica vivace, che illustrò – e illustra nel film – tutte le sfumature di Walesa.
Il film, davvero sentito dal grande regista (suo il bellissimo e terribile Katyn, pochi anni fa) che è amico personale del celebre Lech, mette in luce il suo carattere furbo e coraggioso, rabbioso e paziente (nella ricerca del compromesso ma anche nell’entrare e uscire di prigione), deciso ma anche sorridente, attaccato alla sua gente e alla sua fede cristiana, vanitoso (vuol far bella figura con la giornalista) e innamorato della moglie. Che è un po’ la sorpresa del film: Danuta, interpretata dalla bravissima Agnieszka Grochowska, è una donna che soffrendo si rassegna per questo marito spesso in carcere (mentre i figli continuano ad aumentare). Ma che non gli fa mai mancare il suo appoggio, certa della missione affidatagli. Sarà lei nel 1983 a ritirare a Stoccolma il Nobel per la pace assegnato al marito, per evitare che il regime approfitti del premio per non farlo più rientrare in patria. Un momento sofferto della sua parabola, che si conclude – nel film – con la vittoria come presidente polacco nelle prime elezioni libere di cui ricorre il 25° anniversario. Ma la vera conclusione, che il film vuole sancire anche a beneficio di chi non c’era o non ricorda, è il posto nella storia di questo piccolo grande uomo, che si trovò in mezzo a snodi decisivi del XX secolo e seppe viverli con il coraggio degli uomini veri, con la statura del protagonista, con la consapevolezza di essere un uomo del popolo.

(Antonio Autieri)

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https://www.youtube.com/watch?v=zNzvz_KzHMc

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