...nihil humani a me alienum puto

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LE PATRONE E I SANTI DI PALERMO


Prima visita guidata del percorso  8 novembre 2009



Visita guidata alle chiese


Cattedrale


S. Ninfa dei Crociferi


S. Cristina la Vetere



La ricerca su come molte figure storiche riconosciute come santi dalla Chiesa abbiano contribuito a forgiare l’identità culturale dei propri paesi, e anche talvolta a favorirne la costituzione in entità statali, serve a chiarire la nostra identità attuale di italiani e di europei, vuole essere un aiuto a capire da dove veniamo e dove vogliamo andare, come singoli e come cittadini di quella grande entità politica, oltre che economica, che è l’Europa”.


(A. Zanardi Landi, Da dove veniamo. L’Europa e i suoi santi patroni. L’Osservatore romano,  8 ottobre 2009)


Quando pensiamo ai Santi di Palermo, oggi ricordiamo immediatamente solo Santa Rosalia, della quale più o meno tutti conosciamo le notizie essenziali.

Già più complicato, e per “addetti ai lavori” è ricordare anche la presenza di quattro Sante - Agata, Ninfa, Cristina, Oliva -, che per secoli sono state le protettrici della città, e che solo dopo la peste del 1625 sono state soppiantate dalla Santuzza. Sotto la loro protezione sono rimasti i quattro Mandamenti, risultanti dal taglio della via Maqueda: Mandamento Palazzo Reale o Albergheria (Santa Cristina), Mandamento Monte di Pietà o Capo (Santa Ninfa), Mandamento Tribunali o Kalsa (Sant’Agata) e Mandamento Castellammare o Loggia (Santa Oliva).

Ma tanti altri Santi sono stati venerati nel corso dei secoli dalla Chiesa di Palermo, santi che oggi sono pressoché dimenticati, e insieme a loro gran parte del patrimonio di fede del popolo. Basti solo ricordare che nel secolo XVIII, la nostra città contava quindici santi principali e venti santi ordinari. La venerazione dei Santi patroni, siano essi della città, di un quartiere, di una corporazione o confraternita, è l’espressione della religiosità più autentica di un popolo, per il quale la santità rappresenta la stoffa della vita cristiana e costituisce il reale compimento dell'umanità di ciascuno.   

Le raffigurazioni dei Santi patroni che ammiriamo nelle opere d’arte custodite presso il Museo Diocesano, richiamano ai luoghi in cui quei Santi sono venerati, dove sono custodite le loro reliquie e la loro memoria. Gli itinerari che proponiamo nel corso di quest’anno vogliono configurarsi, quindi, come una sorta di pellegrinaggio alla scoperta delle figure delle Sante patrone di Palermo, ma anche dei  Santi nati o vissuti o Palermo, e delle tracce devozionali, culturali e artistiche che il loro culto ha lasciato, per tornare alle origini della religiosità più autentica della nostra città, per secoli radicata profondamente nella storia e nelle tradizioni cittadine.

In questo percorso partiremo dal chiederci come e quando Agata, Ninfa, Cristina, Oliva, sono diventate le patrone della città e cosa le lega ad essa. Cercheremo le loro raffigurazioni, e le chiese particolari dedicate a loro e quali altri Santi sono legati alla Chiesa di Palermo e alla storia della città. Il punto di partenza per questa riscoperta è il piano della Cattedrale, che da sempre è  stato il luogo di culto della città: santuario cimiteriale in età paleocristiana, e poi basilica sotto i bizantini, trasformata in moschea dagli arabi, e nuovamente in chiesa cristiana dai normanni. La Cripta della Cattedrale di Palermo, fondata probabilmente nel III secolo, è stata concordemente ritenuta la sede delle riunioni dei primi Cristiani di Palermo; essa allora non era sotterranea, ma sul piano stradale. Nella Cripta, denominata “Cimiterio di tutti i Santi”, poiché in essa si custodivano i corpi dei primi fratelli nella fede e dei martiri, il vescovo Mamiliano, che la chiesa palermitana venera come patrono della diocesi, catechizzava e celebrava l’Eucarestia.

Il “Piano della Cattedrale”, che vediamo nell’assetto dato alla metà del ‘400 dall’arcivescovo Simone da Bologna, nel XVII secolo venne ornato con le statue delle Sante patrone e di altri Santi, fra cui alcuni legati particolarmente alla storia della città e oggi sconosciuti: S. Mamiliano patrono della diocesi di Palermo -, S. Sergio, S. Agatone patrono della provincia di Palermo -, S. Silvia, e i SS. Eustozio, Procolo e Golbodeo. Si tratta di personaggi vissuti nell’età paleocristiana o nell’alto Medioevo, comunque tutti legati alle radici della chiesa palermitana, le cui prime testimonianze risalgono già al II secolo. All’interno della chiesa Cattedrale è dedicata ai Santi patroni la Cappella delle reliquie, che venne allestita dal Cardinale Lualdi nel 1912 per custodire le urne dei SS. Palermitani. Santa Oliva, vergine palermitana, per la sua fede venne esiliata a Tunisi, dove convertì numerose persone e per questo venne imprigionata e martirizzata. Il suo corpo venne portato a Palermo dai cristiani di Tunisi, ed è custodito secondo la tradizione nella cappella a lei dedicata in San Francesco di Paola. I suoi attributi sono il ramoscello d’ulivo che allude al suo nome, e il turbante che ricorda il soggiorno a Tunisi. Secondo la tradizione dopo la morte il suo corpo fu rapito da alcuni cristiani, e fu sepolto segretamente a Palermo, in un luogo presso le mura della città che la tradizione ha da sempre identificato con la contrada di Sant’Oliva (oggi piazza S. Francesco di Paola).

Sant’Agata viene venerata come patrona perché ritenuta di origine palermitana: la sua casa sarebbe stata nella contrada della Guilla, e nella chiesa di Sant’Agata la Pedata si venera il sasso dove la santa lasciò le impronte dei piedi andando al martirio. Il suo attributo principale è il piatto su cui reca le mammelle che le furono recise durante il martirio, talvolta accompagnato dalle tenaglie, e spesso indossa una veste bianca con manto rosso allusiva alla sua condizione di diaconessa. Nella città di Palermo si conserva in Cattedrale la reliquia del suo braccio. Santa Ninfa era figlia di Aureliano, prefetto di Palermo, persecutore dei cristiani. Fu convertita e battezzata dal vescovo Mamiliano. Arrestata ed esiliata dalla città a causa della  sua fede insieme al vescovo Mamiliano, si recò con lui a Roma, e probabilmente insieme a lui visse in eremitaggio sino alla morte. Si riconosce perché porta un vaso pieno di fiamme ardenti, allusione al martirio che subì e all’ardore della fede. Il culto della santa nella Città di Palermo è antichissimo; il 5 settembre 1593 l'urna argentea contenente la testa della santa fu solennemente traslata dalla chiesa romana di Santa Maria in Monticelli a Palermo, sua città natale. L’evento fu celebrato con grandi feste e apparati.

Santa Cristina di Bolsena, viene venerata a Palermo perché le sue reliquie nel XII secolo furono portate in città. Per farle abiurare la fede cristiana, tra gli altri tormenti, venne gettata nel lago di Bolsena con una pesante macina al collo; la pietra però, divenuta leggerissima, galleggiò e la riportò miracolosamente a riva. Per questo viene raffigurata con una mola al fianco o al collo. S. Mamiliano, vescovo di Palermo nel V secolo, fu arrestato dal prefetto Aureliano insieme ad altri 200 cristiani, tra cui Ninfa. Ma lui, Ninfa e altri furono liberati da un angelo e condotti su una barca che li trasportò all’Isola del Giglio e poi a Roma. Una tradizione narra che qui il santo morì, mentre un’altra afferma che si recò sull’isola di Monte Giove, nell’arcipelago  toscano, e qui stabilì il suo eremitaggio insieme ai suoi compagni, ribattezzando l’isola Monte Cristo.

Originariamente le spoglie di Mamiliano furono conservate a Montecristo da un gruppo di monaci fino a quando nell’XI secolo le scorrerie musulmane costrinsero a portarle sulla penisola, per essere custodite nella chiesa di S. Maria in Monticelli a Roma. Si sa con certezza comunque che a Roma c’era soltanto il capo del Santo. Nel 1666, per volere del papa Alessandro VII, le principali reliquie furono traslate a Palermo, dove si trovano ancora, nella Cappella delle reliquie della Cattedrale. S. Sergio, papa, vissuto alla fine del VII secolo, viene ricordato per la fermezza con cui si oppose all’imperatore di Bisanzio sulla questione del celibato dei preti e della raffigurazione di Gesù sotto forma di Agnello. A lui si deve l’introduzione del canto dell’Agnus Dei nella Messa.

S. Agatone, papa, patrono della provincia di Palermo, vissuto nel VII secolo. Nel 678 fu eletto papa, e di lui le fonti ricordano la benigna mansuetudine. Benché l'anno della sua nascita sia sconosciuto, si narra che avesse più di cento anni all'epoca della sua elezione. Morì nel 681. Sotto il suo pontificato furono celebrati due concili che condannarono l’eresia monotelita. Al lui si deve anche la diffusione dell’iconografia del Cristo crocifisso. S. Silvia, madre di Gregorio Magno. Per il fatto che il papa istituì sei monasteri in Sicilia, dotandoli dei suoi beni, si è pensato che fosse siciliana. SS. Eustozio, Procolo e Golbodeo, sono ricordati tra i compagni di Ninfa e Mamiliano, che seguirono nelle loro peregrinazioni. Nel 1666 da Roma alcune Reliquie dei Santi Eustozio, Procolo e Golbodeo furono traslate a Palermo. Il nostro percorso prosegue con la visita delle chiese di S. Ninfa dei Crociferi e di S. Cristina la Vetere, due luoghi poco conosciuti ma ricchissimi di bellezze artistiche e di memoria storica, mentre la Chiesa di S. Ninfa dei Crociferi è una delle prime ad essere realizzata lungo il nuovo asse di via Maqueda, sul margine del mandamento dedicato alla stessa santa, e appartiene all’ordine dei Ministri degli Infermi. La prima pietra fu posta il 10 agosto 1601, alla presenza dello stesso S. Camillo de Lellis, fondatore dei Padri Crociferi. All’interno della chiesa concentriamo la nostra attenzione sul presbiterio, dove la grande pala d’altare dipinta da Gioacchino Martorana (1768) raffigura S. Ninfa con le Vergini Palermitane (Agata, Oliva, Rosalia), l’Immacolata, Giuseppe e la SS. Trinità. Al centro dell’opera campeggia infatti Ninfa, santa titolare della chiesa, riconoscibile per il vaso con il fuoco. La Santa è raffigurata nell’atto di rivolgersi al cielo, dove, tra una moltitudine di angeli e cherubini, si possono osservare la Madonna Immacolata al centro, San Giuseppe a destra e la Trinità, con Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo in forma di colomba in alto.Nella parte inferiore del dipinto sono invece rappresentate le altre Sante Vergini patrone di Palermo: Rosalia, Agata e Oliva. Qui, per mantenere la tradizione iconografica delle quattro Sante palermitane, è scomparsa Santa Cristina – che era l’unica di nascita non siciliana -, sostituita da Santa Rosalia. Nella austera chiesetta normanna di Santa Cristina La Vetere, ritroveremo la memoria di questa santa – forse la più venerata tra le santepatron nei secoli antichi -. Le chiese che abbiamo visitato e le immagini che abbiamo ammirato sono i segni attraverso i quali nel corso dei secoli il popolo cristiano è stato educato a vivere il rapporto col Mistero. Segni, sottolineo, in quanto il santo non è il protettore esclusivamente del luogo fisico, ma il custode dell’anima del popolo. In esso la città si riconosceva, e voleva che nel nome dei santi fossero segnati i suoi luoghi più rappresentativi, immagine visibile della protezione di Dio su di essa. Le testimonianze del culto mostrano, inoltre, come nella tradizione cristiana il santo sia  sempre stato il tramite necessario tra Dio e l’uomo, colui che rende visibile l’immedesimazione con Cristo, esempio di virtù cristiane da imitare per giungere alla salvezza, attraverso la Chiesa. Questo perché, come scrive Don Giussani: “A fronte della negazione esistenziale di qualsiasi consistenza ultima del vivere, l’imbattersi nell’avvenimento cristiano è da duemila anni l’incontro con una compagnia di persone nel rapporto con la quale la passione per la scoperta del proprio volto umano e l’apertura alla realtà risultano continuamente desti”. E ancora: “Il santo non è un superuomo ma un uomo vero perché aderisce a Dio, cioè all’ideale per cui è stato costruito il suo cuore. Ciò che brama il santo, quindi, non è la santità come perfezione, ma la santità come incontro, adesione e immedesimazione con Cristo. Lungo il fluire storico, santo è chi è stato chiamato a riconoscere e a vivere il mistero del Cristo nella Chiesa”. Per finire, una citazione del cardinale Ratzinger: “I santi sono come le stelle all’orizzonte della nostra storia, che irradiano in continuazione luce nel mondo in mezzo agli  annuvolamenti di questo tempo, in mezzo alla sua oscurità, cosicchè possiamo vedere  qualcosa della luce di Dio. E se qualche volta siamo tentati di dubitare della bontà di Dio a causa delle vicissitudini della storia, se siamo assaliti dal dubbio anche nei confronti dell’uomo, perché non sappiamo se sia buono o piuttosto intimamente cattivo e pericoloso, se dubitiamo anche della Chiesa a causa delle controversie e delle miserie che la travagliano, allora guardiamo a questi uomini che si sono aperti a Dio, a questi uomini nei quali Dio ha preso forma. E da essi riceveremo di nuovo luce”.



BIBLIOGRAFIA

P. Palazzotto: Sante e Patrone nelle chiese di Palermo; Officine Tipografiche Aiello & Provenzano, Bagheria 2005

De Seta C., Spadaro M. A, Troisi S.: Palermo Città d’arte; Palermo, Kalòs, 2002

Chirco A., Palermo. La città ritrovata; Palermo, Flaccovio, 1997

Giuliana Alajmo A.: La chiesa di S. Ninfa detta dei Crociferi; Palermo, Scuola Grafica “Don Orione”, 1964

S. Greco, I santi patroni di Sicilia, Palermo, Flaccovio, 1995 Palermo 8 novembre 2009

 

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