...nihil humani a me alienum puto

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LE  PATRONE  E  I  SANTI   DI   PALERMO

Seconda visita guidata del percorso - 6.12.2009

Visita guidata alle chiese di:

San Francesco di Paola,

La Concezione al Capo


Gli itinerari che il Centro Culturale “Il Sentiero” propone nel corso di quest’anno vogliono essere una sorta di pellegrinaggio alla scoperta delle figure delle Sante patrone di Palermo, ma anche dei Santi nati o vissuti nella città, e delle tracce devozionali, culturali e artistiche che il loro culto ha lasciato, per tornare alle origini della religiosità più autentica della  nostra città, per secoli radicata profondamente nella storia e nelle tradizioni. Cercheremo  le loro raffigurazioni, e le chiese particolari dedicate alle Sante patrone e agli altri Santi  legati alla Chiesa di Palermo e alla storia della città. Siamo partiti dal Piano della   Cattedrale, in cui sono raffigurati tutti i patroni della città, e abbiamo riscoperto le chiese dedicate a S. Ninfa, S. Agata e S. Cristina.
Proseguendo il nostro itinerario alla riscoperta dei  santi che hanno animato la vita di fede della città di   Palermo, visitiamo la chiesa di S. Francesco di   Paola, dove tradizionalmente è sepolta S. Oliva,   patrona del mandamento  Castellammare, e la  chiesa della  SS. Immacolata Concezione al Capo,  che ci ricorda come  oltre a  tutti i numerosissimi   santi che da patroni  o  copatroni proteggono la città, la Vergine Immacolata stende il suo manto protettore su tutti i palermitani, che    ogni anno a  lei  consacrano se   stessi e la loro città.

La devozione nei confronti di S.  Oliva è  antichissima: la santa è già raffigurata in una tavoletta del XII secolo conservata al Museo Diocesano di Palermo. Oliva, vergine palermitana, per la sua fede venne esiliata a  Tunisi, dove convertì numerose persone e per  questo venne imprigionata e martirizzata.

Secondo la tradizione dopo la morte il suo corpo fu rapito da alcuni cristiani, e fu sepolto segretamente a Palermo, in un luogo presso le mura della città che la tradizione ha da sempre identificato con la contrada di Sant’Oliva (oggi piazza S. Francesco di Paola). Nella  chiesa di S. Francesco di Paola si trova un pozzo “senza fondo”, detto “Pozzo di S. Oliva”,  dove si troverebbe il corpo della santa. I suoi attributi sono il ramoscello d’ulivo che  allude al suo nome, e il turbante che ricorda il soggiorno a Tunisi. A Tunisi esiste ancora  una moschea che porta il nome di “Jāmi alzaytūna”, ovvero “Moschea dell'oliva”; questo perché in quel luogo era stata eretta una chiesa dedicata alla santa, che poi gli arabi  convertirono in moschea, lasciandone però il nome tradotto in arabo .

La solennità dell’Immacolata Concezione è profondamente radicata nella fede del popolo a Palermo, tanto che la festività dell’8 dicembre viene definita come “la Madonna”, quasi non ci fossero nel calendario altre feste dedicate a Maria. Guardando alle modalità della diffusione del culto dell’Immacolata nel XVII secolo, epoca in cui attraverso dipinti e sculture se ne sviluppa e diffonde l’iconografia, si scopre come la proclamazione del dogma nel 1854 segna il punto d’arrivo di un processo secolare che vede protagonista la devozione del popolo, recepita e fatta propria dall’autorità religiosa e civile. Quando nel 1624 Palermo fu colpita dalla peste, il Senato cittadino ricorse all’intercessione non solo di S. Rosalia – le cui reliquie in quell’occasione erano state ritrovate e portate solennemente in città -, ma anche della Vergine Maria, promettendo “di onorare la sua Immaculata Conceptione con fare la festa nel suo giorno a sue spese nella chiesa di Santo Francisco di Assisi di questa città con intervenire il Senato presentialmente alla festa con tucti li soi ufficiali”. Il cardinale Giannettino Doria il 15 agosto 1624 fece sua la volontà del popolo proclamando nella Cattedrale il voto di credere e difendere l’Immacolata Concezione di Maria. La peste però continuava a mietere vittime, così il 16 novembre1624  il Pretore di Palermo don Placido Branciforte, assieme al Senato al completo si rivolse  nuovamente all’Immacolata eleggendo “la Vergine Madre di Dio sotto il titolo dell’Immacolata Concezione come principale e Primaria Patrona e Protettrice di questa  città”, e alla vigilia della festa tutti i cittadini “debbiano fare luminarii per tutte le finestre  et strade di questa città”. Si stabilì la donazione annuale di 100 onze, che venne offerta alla  statua in argento custodita nella chiesa di San Francesco d’Assisi secondo un rituale che si mantiene sostanzialmente invariato ancor oggi, e nonostante il pericolo del contagio, fu spettacolare l’afflusso alla chiesa di S. Francesco e alla processione.


Il 2 agosto 1655 il viceré Rodrigo de Sandoval inviava una lettera a tutti i vescovi dell’isola,
invitandoli a emettere il voto come aveva fatto la  città di Palermo nel 1624, e nello stesso anno il Senato cittadino ratificava nuovamente e solennemente il voto fatto, impegnadosi a richiedere che tutti gli arcivescovi e i viceré che si avvicendavano in Sicilia dovessero rinnovare il giuramento e il voto di credere, difendere e propagare il privilegio dell’Immacolata Concezione.
Questa usanza è rimasta nel corso dei secoli, tanto che ancora nel 1848 il parlamento  siciliano rivoluzionario stabilì con un decreto di rinnovare il giuramento e il voto con solennità e magnificenza, e si mantiene ancora oggi.


La secolare devozione del popolo palermitano è testimoniata anche dalla costruzione e decorazione, nel XVII secolo, di una delle chiese barocche più ricche dal punto di vista decorativo e simbolico, intitolata appunto alla Immacolata Concezione “al Capo”.

La chiesa, attraverso le sue sontuose decorazioni pittoriche, scultoree e a tarsie di marmi policromi, sviluppa in maniera didatticamente e pedagogicamente esemplare il tema del ruolo della Vergine Maria nella storia della salvezza, che si perpetua attraverso la Chiesa, e in particolare attraverso gli ordini religiosi.












Le cappelle dedicate a santa Rosalia, a san Benedetto, al Crocifisso, alla Madonna Libera inferni, che scandiscono l’unica navata – vi si  segue infatti la tipologia della chiesa tipica della Controriforma - sono fiancheggiate da statue di santi difensori della fede e del culto mariano, tra cui i due papi siciliani  sant’Agatone e san Sergio, e di santi benedettini (san Benedetto e santa Scolastica, santa Gertrude e san Mauro) e gesuiti (sant’Ignazio di Loyola e san Francesco Saverio).

Sull’altare maggiore la splendida tela di Pietro Novelli raffigura l’Immacolata Concezione circondata da angeli. La Vergine è raffigurata secondo l’iconografia che si sviluppa e si diffonde tra il XVI e il XVII secolo e che poi diverrà tradizionale, coronata dallo Stellario, nell’atto di calpestare il serpente, e circondata da simboli mariani desunti dalle Litanie e dall’Antico Testamento, in particolare dal Cantico dei Cantici.

Gli affreschi della volta – con Allegorie e Trionfo dell’Immacolata nei medaglioni centrali, Santi Padri e Fondatori di Ordini religiosiin quelli laterali – costituiscono non  solo  l’ultimo intervento in senso cronologico, in quanto realizzati da Olivio Sozzi del 1738, ma  anche il  logico epilogo decorativo.
Tutte le decorazioni e le immagini presenti nella chiesa vanno lette e comprese
a partire dal decreto del Concilio di Trento del 1563 sul culto dei santi e sulle loro immagini, che intendeva riportare l’arte sacra alla sua originaria finalità didattica e pedagogica – finalità che dai protestanti invece veniva accordata solo alla predicazione e alla Sacra Scrittura.  Ogni particolare decorativo sviluppa un significato allegorico, come anche la teatralità e la  sovrabbondanza delle immagini vanno intese come strumenti pedagogici, miranti a  coinvolgere il cuore del fedele e a rafforzarne la fede.

 

 














I santi della navata accompagnano nel cammino della vita come dei modelli di fede e di virtù proposti all’imitazione del cristiano. Attraverso di loro si giunge alla contemplazione  della gloria di Maria, che però è insieme punto di arrivo e di partenza, colei a cui si tende  ma anche colei che accompagna l’uomo nel suo viaggio terreno – la decorazione a marmi  mischi della navata è scandita infatti dalla presenza di simboli mariani -.













Essa solleva lo sguardo verso il cielo trascinando verso l’alto anche il nostro sguardo, dove finalmente si rivela la gloria di lei trionfante sul male, unitamente alla celebrazione degli  ordini religiosi che ne continuano l’opera nella Chiesa.


Bibliografia:

Fr. Giuseppe Maria Roberti: Santa Oliva ovvero la Chiesa ed il Convento di san Francesco di Paola.

Palermo, 1905

Vincenzo Scuderi: La chiesa della Immacolata Concezione a Palermo.

Edizioni Salvare Palermo, Palermo, 2003

G. Palazzo: Un giardino di marmo – il restauro riscopre a Palermo la splendida chiesa della Concezione.

in Kálos, n. 3. maggio-giugno 1990

P. Filippo Rotolo: La cappella dell’Immacolata nella Basilica di S. Francesco a Palermo. Palermo, 1998


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