...nihil humani a me alienum puto

DJANGO UNCHAINED

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Usa 2013, 165'
Genere: Drammatico, Western
Regia di: Quentin Tarantino
Cast principale: Jamie Foxx, Chistoph Waltz, Samuel L. Jackson, Leonardo Di Caprio, Kerry Washington
Tematiche: schiavismo, matrimonio, vendetta, giustizia, West
Target: adulti, violenza


Imperdibile




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Django è un ex schiavo che vuole liberare la moglie prigioniera


Recensione


Come ogni suo nuovo film, l’uscita di Django Unchained di Quentin Tarantino è preceduta da polemiche (le accuse di eccessiva violenza, il regista Spike Lee che, senza aver visto il film, lo accusava di razzismo, e così via).

La verità è che i film di Tarantino, in un modo o nell’altro, si distanziano dai soliti standard del cinema hollywoodiano, percorrendo sentieri differenti o inusuali (qualcuno dice anche per la grande considerazione che ha di sé il regista), ma che comunque catalizzano l’attenzione del pubblico e della critica.

Guardiamo Django Unchained: il film si ispira esplicitamente a un western italiano del 1966 di Sergio Corbucci il cui titolo derivava dal nome del protagonista: Django, interpretato da Franco Nero, era un pistolero in cerca di vendetta che si trovava nel mezzo di una faida tra bande di fuorilegge, innescando una serie di massacri a suon di pallottole.

Tarantino conserva il personaggio, le musiche di Bacalov del film originale, inserisce un cameo di Franco Nero, ma trasforma Django in uno schiavo nero texano che viene liberato da un dentista “sui generis”; questi si chiama King Schultz, è tedesco, ma nonostante giri per gli stati del Sud (due anni prima dell’inizio della guerra di Secessione) guidando un carro sormontato da un gigantesco molare che ondeggia su una molla come un cavallino di un parco giochi (uno di quei particolari grotteschi che piacciono tanto al regista), in realtà è un cacciatore di taglie.

Schultz assolda Django dopo aver ucciso i custodi che lo stanno scortando e gli propone la libertà se gli mostrerà i ricercati che sta inseguendo. Visto che Schultz poi preferisce sempre andar per le spicce e sparare ai ricercati “vivi o morti” e che Django ha un talento naturale per la pistole, si crea questa strana società, nella quale anche Django diventa un “bounty killer” (“ammazzare i bianchi ed essere pagato per questo? Mi piace”), ma con uno scopo ben più nobile: riuscire a ritrovare la moglie Broomhilda da cui è stato separato dopo un tentativo di fuga e che ora è a servizio da un latifondista nel Missouri (Leonardo Di Caprio).

La questione della vendetta nei confronti degli schiavisti e della coppia impegnata a far giustizia senza andar troppo per il sottile richiama certamente lo scorso film di Tarantino, Bastardi senza gloria, nel quale una pattuglia di soldati americani dava la caccia ai nazisti (deformando anche gli avvenimenti storici) con metodi poco ortodossi anche per un militare in guerra.

Ma l’amore di Tarantino per le citazioni è ben noto, per cui non stupisce trovare riferimenti anche ai suoi stessi film, a partire dall’utilizzo di Christoph Waltz, attore di straordinaria versatilità linguistica, che nella versione originale del film parla un inglese tanto perfetto e fiorito che i primi a non capirlo sono proprio i rozzi sudisti americani.

Appassionante fin dalle prime immagini e con attori che danno veramente il meglio di sé (oltre a Waltz, Di Caprio innanzitutto nei panni del perfido schiavista, Jamie Foxx nel ruolo di Django, ma anche Samuel L. Jackson che con una calvizie posticcia incarna un tremendo maggiordomo nero e terrore della sua gente).

Che il film sia violento non è una novità, ma, a nostro parere, di una violenza meno esibita che in altri film dello stesso autore (ormai alle sparatorie nei film ci hanno fatto il callo tutti) e a volte capace anche di metafore visivamente drammatiche (a testimoniare l’uccisione di un uomo in un campo di cotone il regista inquadra solo il bianco dei fiori che si arrossa di sangue).

Tarantino sceglie un eroe, Django, che come scopo ha ritrovare e liberare la donna che ama e che ha sposato, e anche il suo (apparentemente) venale datore di lavoro si rivelerà molto più nobile di quanto appaia. Django e Schultz operano in un mondo malvagio, dove la schiavitù è legge: fin dove riescono come cacciatori di taglie, la stessa legge consente loro l’impunità; dove questa non arriva, tutto è lecito pur di liberare Broomhilda. Come non appoggiarlo?

Beppe Musicco


Fonte: www.sentieridelcinema.it


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